
Ho preso il battello da Liberty Island per arrivare a Ellis Island insieme al mio gruppo.

Ricordo a tutti che questa era la porta d’ingresso per gli Stati Uniti.
Dal 1892, Ellis Island divenne un vero e proprio punto di approdo per gli immigrati provenienti dall’Europa.
La procedura dell’immigrazione era molto rigida: i migranti venivano sottoposti a visite mediche, test di logica e intellettuali.
Purtroppo non tutti riuscivano a superare le prove, quindi a malincuore dovevano tornare nel loro Paese di origine e rinunciare così al sogno americano.
Anche in questo caso il costo del biglietto per il museo era incluso nel Pass.
La visita è stata riprodotta secondo il procedimento che spettava a ciascun immigrato.

Il controllo dal medico avveniva dopo la lunga traversata in oceano, si aspettava per ore il proprio turno che, se superato, si accedeva alla Registry room, in cui avveniva un’ulteriore intervista.
Venivano chiesti i motivi del viaggio, eventuali processi penali e contatti a cui far riferimento.
A questo punto se gli ispettori ritenevano opportuno, si poteva oltrepassare la “porta blu” e prendere finalmente il traghetto che trasportava gli immigrati a Manhattan.
È stato davvero emozionante immergersi in un’atmosfera così struggente. Per un attimo mi sono immedesimata in quelle persone che hanno lasciato la loro casa e i loro affetti per cercare un futuro prospero.
In un certo senso ho rivissuto quei momenti che ho dovuto affrontare durante la mia esperienza lavorativa nel Regno Unito, i quali mi hanno arricchita dal punto di vista culturale e personale.